Nuovo studio da Vienna: il test dell'urea nel sangue migliora la valutazione del rischio nell'insufficienza cardiaca stabile

Nei pazienti con insufficienza cardiaca stabile (insufficienza cardiaca, HI), l'azoto ureico (BUN), un valore di funzionalità renale ben noto e universalmente e rapidamente disponibile, è un parametro forte e indipendente per la valutazione del rischio di mortalità e riammissione in ospedale (Ri-ospedalizzazione) idoneo. Questo è il risultato di uno studio austriaco presentato al Congresso Europeo di Cardiologia con 184 pazienti con SC che sono stati seguiti per 914 giorni.

La sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca è strettamente legata alla loro funzione renale. Un gruppo di ricerca viennese guidato dall'Univ.-Prof. dott Kurt Huber (3° reparto di medicina con cardiologia e pronto soccorso interno, Wilhelminenspital, Vienna) ha voluto scoprire se il BUN aumenta oltre ai marcatori stabiliti per il tessuto muscolare cardiaco morto (troponinaT, cTnT) e il sovraccarico emodinamico, ad esempio nell'ipertensione arteriosa o nel cuore i difetti della valvola (peptide natriuretico di tipo N-terminale B, Nt-proBNP) possono essere utilizzati per una migliore valutazione del rischio nei pazienti con HI stabile. Conclusione: "Anche oltre ai noti predittori di rischio Nt-proBNP e cTnT, l'urea nel sangue contribuisce a una migliore valutazione del rischio nei pazienti con HI cronicamente stabile", afferma il Prof. Huber.

I risultati in dettaglio

I risultati in dettaglio: durante il periodo di follow-up, si sono verificati 112 eventi (60,9 per cento), 39 pazienti sono morti e 73 pazienti sono stati ricoverati in ospedale per insufficienza cardiaca. I pazienti con un evento clinico di endpoint avevano concentrazioni plasmatiche significativamente più elevate di Nt-proBNP, cTnT, BUN e Krea e un eGFR significativamente ridotto. Utilizzando l'analisi ROC, è stato calcolato che BUN avesse un'area sotto la curva di 0,704 nella previsione dell'endpoint composito. Questo valore era significativamente migliore di quello di siero crea o eGFR. In un'analisi di regressione multivariata corretta per età, sesso, Nt-proBNP e cTnT, solo l'aumento del BUN era significativamente associato agli eventi dell'endpoint clinico, mentre l'aumento del Krea o il basso eGFR non lo erano.

Inoltre, l'aumento del BUN è stato correlato anche con gli eventi dell'endpoint clinico nei pazienti con eGFR normale (>60 ml/min/1.73 m2). Per la combinazione di Nt-proBNP e BUN, è stato dimostrato, soprattutto nei pazienti con valori di Nt-proBNP relativamente bassi (≤1759pg/ml), che il rischio di riospedalizzazione e morte aumenta significativamente da un valore di BUN > 33mg/dl elevati. Ma anche nei pazienti con valori di Nt-proBNP più elevati (>1759pg/ml), un aumento del BUN è stato associato a un risultato clinico significativamente peggiore.

Fonte: Vienna, Stoccolma [DGK]

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